BENVENUTO NEL MIO BLOG
IN QUESTO SITO SONO INSERITI ALCUNI VIDEO E FOTO DELLE MIE OPERE E MOSTRE DI PITTURA AD OLIO, RECENTI E MENO RECENTI, SU ALCUNI QUADRI MI SOFFERMERO', DI TANTO IN TANTO, AD ILLUSTRARNE I CONTENUTI E LE TECNICHE ADOTTATE.
INSERIRO' INOLTRE QUALCHE APPUNTO TRATTO DAL MIO DIARIO E ALCUNI VIDEO DEI MIEI VIAGGI.
INSERIRO' INOLTRE QUALCHE APPUNTO TRATTO DAL MIO DIARIO E ALCUNI VIDEO DEI MIEI VIAGGI.
domenica 30 marzo 2008
venerdì 28 marzo 2008
mercoledì 26 marzo 2008
PROSSIME MOSTRE
COMUNE DI SAN DONA' DI PIAVE (VE)
26/04 - 11/05/2008
Centro Culturale "Leonardo Da Vinci"
SALA METALLICA
Piazza Indipendenza, 13
(vicino al Municipio)
Feriali e festivi orario:
18,00 -20,00
Lunedì chiuso
INAUGURAZIONE:
a cura del Prof. Lino Serena
SABATO 26 APRILE - ORE 18,00
ENTRATA LIBERA
26/04 - 11/05/2008
Centro Culturale "Leonardo Da Vinci"
SALA METALLICA
Piazza Indipendenza, 13
(vicino al Municipio)
Feriali e festivi orario:
18,00 -20,00
Lunedì chiuso
INAUGURAZIONE:
a cura del Prof. Lino Serena
SABATO 26 APRILE - ORE 18,00
ENTRATA LIBERA
martedì 25 marzo 2008
VIDEO MOSTRE 04
Etichette:
Belluno,
Cimadolmo,
Maserada sul Piave,
Palazzo Scotti,
Ponzano Veneto,
treviso
lunedì 24 marzo 2008
venerdì 21 marzo 2008
giovedì 20 marzo 2008
domenica 16 marzo 2008
sabato 15 marzo 2008
venerdì 14 marzo 2008
VIDEO MOSTRE 02
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nervesa della battaglia,
noale,
Palazzo Scotti,
treviso,
video
giovedì 13 marzo 2008
venerdì 7 marzo 2008
RECENSIONI
L’arte in Ilario Menegaldo
Nell’esaminare le opere di Ilario Menegaldo si può constatare come egli abbia seguito gli itinerari dell’arte moderna assimilandone i criteri fondamentali attraverso l'osservazione scrupolosa e la rielaborazione tecnica e cromatica.
Le rappresentazioni dell’ambiente veneto, della sua natura, delle attività dei suoi abitanti, le nature morte, i fiori, le vecchie case e le attività ancora vive presso la nostra gente sono a giusto titolo, più che un’immagine, dei quadri di esistenza pieni di sensibilità e poesia. Menegaldo, infatti, con linguaggio semplice, coglie i particolari del momento con la delicatezza e la precisione di chi vuole fissare sulla tela ciò che vede, con impronta e sensibilità personali, nel timore di non trovare più, il giorno dopo, l’atmosfera magica del momento...
Prof. Marcello Stefani (Treviso, 5 novembre 2001)
Nell’esaminare le opere di Ilario Menegaldo si può constatare come egli abbia seguito gli itinerari dell’arte moderna assimilandone i criteri fondamentali attraverso l'osservazione scrupolosa e la rielaborazione tecnica e cromatica.
Le rappresentazioni dell’ambiente veneto, della sua natura, delle attività dei suoi abitanti, le nature morte, i fiori, le vecchie case e le attività ancora vive presso la nostra gente sono a giusto titolo, più che un’immagine, dei quadri di esistenza pieni di sensibilità e poesia. Menegaldo, infatti, con linguaggio semplice, coglie i particolari del momento con la delicatezza e la precisione di chi vuole fissare sulla tela ciò che vede, con impronta e sensibilità personali, nel timore di non trovare più, il giorno dopo, l’atmosfera magica del momento...
Prof. Marcello Stefani (Treviso, 5 novembre 2001)
Acque tranquille che riflettono filari di alberi in sapiente prospettiva, o scorrono lievi (par di sentirne il mormorio) e si perdono in una azzurra lontananza; fiori che spiccano con i loro colori sul verde delle foglie; dolci colline che si incurvano all’orizzonte “come labbra che un divieto chiuda”, per custodire il segreto dell’arte di Ilario Menegaldo: che è poi quello della bellezza. La pittura di Ilario, infatti, non solo coglie le forme familiari del paesaggio veneto, paesaggio dolcissimo dalle forme tenere e dai colori sfumati, nella magia del loro aspetto che muta con il variare della luce e lo scorrere delle stagioni, ma trasfigura e impreziosisce gli angoli nascosti e gli scorci ambientali che sfuggono allo sguardo distratto del passante assorto e frettoloso, e ne svela il fascino discreto: ecco allora, che la pozzanghera tra l’erba diventa un limpido specchio, e il fossatello, che scivola tra i sassi, un rivolo di luce che freme tra le ombre degli alberi chini al suo passaggio; il cespuglio selvatico, fiorito di rustiche corolle, diventa una gentile offerta di tinte preziose, e la nebbia sottile, che sfuma i contorni delle cose, un’atmosfera ovattata e sognante che avvolge tutto in un abbraccio di estenuata quiete.
Prof. Lino Serena (Treviso, 21/5/2003)
Prof. Lino Serena (Treviso, 21/5/2003)
… Il pittore Menegaldo canta la natura in tutta la sua bellezza interpretandone con animo commosso la fragranza e l’incanto, suscitando anche nel visitatore delicate emozioni, intense e coinvolgenti. E i suoi dipinti, di pregevole delicatezza non solo cromatica, risolti con rapide e sapienti pennellate, ci dicono la sua maturità e la grande padronanza tecnica: interpretazioni che indubbiamente non solo affascinano ma appagano a pieno la sua umanità e la sua profonda sensibilità…
E anche nelle rare nature morte egli sa far alitare quella vita silente che ha saputo cogliere intatta nella sua freschezza talchè pare quasi di poterne respirare intensamente il profumo e la poesia.
Prof. Sergio Gentilini (16/4/2004)
E’ stato detto che “la pittura è poesia silenziosa”; affermazione che ben si adatta all’opera pittorica di Ilario Menegaldo, per cui ogni sentimento e stato d’animo diviene colore. La sua produzione artistica non ha bisogno di ulteriori presentazioni tanto è affermata e conosciuta; va sottolineato, però, che questa evidenzia una sempre maggiore sicurezza nella pennellata con un “piglio artistico” ormai peculiare e tale da denotare un suo stile personale.
I suoi paesaggi trasfondono tranquillità e invitano alla meditazione la loro atmosfera è carica di suggestioni trasmesse dall’evanescente surreale nebbiolina che li avvolge, tanto da farli sembrare fuori dal tempo e dallo spazio, ma che si apprezzano, invece, come reali e ben definiti. Sembra che l’animo si distenda e si faccia catturare da queste tele, tanto è la soavità e la grazia che esse effondono. Il paesaggio, quasi sempre trevigiano, trova in Ilario Menegaldo un pittore che ne valorizza la bellezza e la peculiarità e ne fissa, con sapiente creatività, immagini ed emozioni; il nostro occhio ed il nostro animo restano appagati da queste sfumate atmosfere e ne succhiano emozioni e colori, segno di perfetto equilibrio fra l’uomo e il pittore; la vista si inebria, cerca emozioni nuove e irripetibili, le trova di quadro in quadro, mai paga, tuttavia, di quanto vede ed intimamente percepisce. Tutte le componenti dei suoi paesaggi pervadono i nostri sensi e li catturano.
Sembra che Ilario Menegaldo sfiori appena la tela con pennellate delicate, ma decise, e che affidi alla luce il ruolo fondamentale nel fissare momenti praticamente irripetibili, abbinati a precisi stati d'animo; ne risulta un connubio esemplare fra colore e luce, che finisce col diventare una caratteristica che il nostro pittore sviluppa e affina nel tempo.
Menegaldo non dipinge santuari e stereotipi di bellezze naturali, ma luoghi familiari e conosciuti che possiamo trovare “dietro l’angolo” dei nostri paesi, soffondendoli di quell'alone di soavità visto con gli occhi del cuore, ne risultano composizioni che afferrano e affascinano.
Le poche nature morte di Menegaldo sono un inno alla vita, ti invitano “a mangiarle con gli occhi” e ti inducono a goderne pienamente la vibrante freschezza, tanta è “la fragranza” poetico-artistica che da esse promana; ti vengono incontro quasi volessero balzare fuori dalla tela e vivere di vita e luce proprie.
Prof. Salvatore Antonio Leone (Treviso, 23/8/ 2004)
Menegaldo sa infondere nelle sue opere tutto ciò che fa parte del sentire, del vedere e del parlare veneto … trasparenza di toni, accordi misurati di colore, freschezza e rapidità della pennellata. A volte, quando un luogo richiama una lontana emozione ecco che l’immagine tende a frantumarsi e, la nebbia del tempo affievolisce i contorni e le emozioni provate a diretto contatto con il soggetto ritratto. Affiorano frammenti, schegge di sensazioni e di ricordi: l’immagine si ricompone allora come un grande mosaico.
Paolo Baldan (20/10/2004)
Sarà che la frequentazione con l’arte Ilario Menegaldo l’ha sempre avuta, sin da quando operava con l’Associazione “Grafema” attiva e vivace sin dagli anni ’70, sarà che l’occhio di Ilario sa cogliere quegli aspetti del paesaggio, della natura, delle cose che ai più sfuggono, sottratti dal tempo che inesorabile ci porta via, ma i quadri del pittore sono una testimonianza di un vissuto e partecipato momento artistico che raggiunge il suo massimo nella interpretazione dei paesaggi veneti.
Ilario Menegaldo è infatti un autentico interprete del mondo coloristico veneto e trevigiano in particolare che trasporta sulla tela con passione e con tocchi leggeri di colore e di tratto: la sua è effettivamente la poesia della natura nelle sue varie stagioni, nei suoi momenti più affascinanti, nei suoi aspetti più coinvolgenti.
Con grande attenzione guardiamo, quindi, alle esperienze pittoriche di questo artista che, quadro dopo quadro, sta raggiungendo una maturità artistica veramente importante e sicuramente non comune.
Dott. Maurizio Vanin (6/5/2005)
“ I tanti verdi pittoricamente realizzati si accompagnano al Sile, esaltandone il percorso verso l’orizzonte sublimando l’incontro con il cielo”.
Comune di Treviso - Giuria XI concorso di pittura ex tempore (15/5/2005)
Ilario Menegaldo , pittore, sensibile al paesaggio che fa vibrare con delicata sensibilità. Nei suoi dipinti interpreta il paesaggio veneto come un testimone affascinato dai colori e dalla luce e ne coglie la poesia intimamente connessa con ricordi sino alla soglia della nostalgia, con felice appagante serena dolcezza. Tommaso Dellisanti(Da il Gazzettino illustrato di Venezia – giugno, luglio 2005)
...Ilario Menegaldo, pittore di paesaggi, che interpreta con un sentimento della natura rappresentata con gioia e lirismo ... Tommaso Dellisanti(Da il Gazzettino illustrato di Venezia - ottobre, dicembre 2005)
Ilario Menegaldo coglie, con grande sensibilità, scorci di natura, per lo più paesaggi fluviali veneti, di corsi d’acqua piccoli, ma ricchi di storia e ricordi, ne ritrae la bellezza, mostrando, con grandi spazi aperti e luminosi, il suo amore di libertà.
Classifica con acribia e individua tipicità in un sistema di nessi toponomastici, evidenziato dai titoli, usando spesso iperonimi.
Poi elabora, addensa il senso di mistero, trasforma, evoca alterità semantica, sintetizza, essenzializza, semplifica, esclude, rigoroso, il superfluo, sfuma la riconoscibilità, espunge dalla rappresentazione, quasi fosse fuori del tempo, ogni tratto effimero.
Ecco allora che la tecnica, olio su tela, è solenne e raffinata, frutto di accorta pianificazione e severa coerenza interna.
Non inganni dunque l’apparente disordine delle non infrequenti pennellate sintetiche, veloci e dense.
I dipinti esposti, normalmente, di dimensioni non grandi, evocano atmosfere di impressionismo veristico en plein air.
Vengono in mente analogie con singoli grandi pittori, per senso di pace, che danno la malinconia bucolica della campagna e la partecipe intimità, che invita lo spettatore a entrare nell’opera, divenendone protagonista.
L’utilizzo dello spazio pittorico, per l’impiego sinergico ed efficiente di espedienti tecnici convenzionali, evidenzia imponente profondità prospettica, ove lontani intrichi di fogliame accentuano freschezza e vita.
L’aumento del numero delle tonalità dà all’occhio, che si affanna a percepirle tutte, nuova impressione di spazio, mentre la luce, ricca di valenze positive, spara, estende lo spazio stesso, facendolo deflagrare, ed è luminosità, diffusa negli sfondi, tessitura cromatica copiosa di differenze, ma armoniosamente fusa nell’accuratezza sintattica dell'impianto pittorico.
Sapienti baleni di luce accendono l’incanto di nuovi riflessi, il cui splendore è reso, in ogni nuance, dallo sfavillio dell’alba, ai bagliori del tramonto, e ombre, che si tingono di colore, recuperano profondità, spessore, spazio, volumi e toni.
Il colore, per ricchezza di effetti timbrici di accostamento, e vasta gamma di valori tonali, gradazioni, intensità, enfatizza i sentimenti e la loro profondità, concretando dolci, lirici, ma virili abbandoni.
Cospicuo esempio di alterità semantica è il senso di mistero della natura e la cura di essa è importante evocatore metonimico di presenza umana, senza bisogno, ne voglia di dipingere manufatti di qualsiasi genere, che sicuramente non disturberebbero, ma forse sarebbero superflui.
Gli esiti suggestivi, di apparenti semplicità e convenzionalità della proposta pittorica, sono in realtà frutto di rara professionalità, che non si stanca di mille e mille riprove: l’artista, invece di descrivere ciò che, per competenza tecnica, potrebbe agevolmente fare, racconta ciò che gli piace: la natura, che dà gioia, è fonte di consolazione, allontana dall’animo mestizia e pensieri negativi. Nelle mostre è sempre stato unanime il consenso per l’opera del Maestro, presente oggi in molte collezioni, perché evidenzia verità personali, concrete, vissute, lirico-narrative, ed è invito implicito a rispettare la natura, il cui delicato equilibrio è irreversibile. Questo modo di dipingere è maturo, creativo, con alto grado di personalizzazione, autonomo; dallo slancio abilmente dosato, di accuratezza tecnica, di rielaborazione colta, con interventi di raffinata eleganza, e al tempo stesso, di grande dignità, per la peculiarità del rappresentato, la cui alterità semantica imprime la capacità diacronica dei modelli classici.
Prof. Flavio Andreoli (10/10/2005)
ILARIO MENEGALDO
Paesaggi agresti, scorci del Sile, nature morte, impresse in un tessuto pittorico luminoso e ben timbrato, aderente all’animo dell’artista, un cromatismo equilibrato e mantenuto nella struttura, adatto a fermare le sensazioni, la proiezione della memoria, l’alternarsi delle stagioni, con i loro ritmi consolidati.
I soggetti, figurativi-realistici, sono intrisi di gentili armonie, specchio di gioiosa fiducia, rivolta al rispetto della natura, ai ricordi del passato, alla nostalgia.
Il verde, nelle più varie tonalità, nella trasparenza delle acque, nei filari degli alberi, nelle composizioni floreali, tra i prati e i giardini, è quasi la voce che delinea le immagini: ben dosato nella mescola e nelle diversificazioni dei paesaggi, a mezzo della luminosità diventa la base di assorbimento, in un accordo di scomposizione, quasi illecito, della luce.
Le accensioni cromatiche si originano dall’uso del viola nelle ombre degli oggetti, in contrasto con il colore del cielo o dello sfondo e dei riflessi su ogni lato e nello stesso tempo, nel trascinare le dissonanze verso la luce.
Nella composizione dei soggetti, il taglio è armonico, in un ordine di selezione, che lascia cogliere e capire le caratteristiche più importanti: l’azzurro del cielo, l’insieme delle foglie, la nodosità di un tronco, la curva e lo specchio d’acqua, la lucentezza dell’orizzonte.
Una composizione di linee, di grosse pennellate in cui la libertà spaziale domina, gli elementi non si restringono, stabilendo un’illusione visiva comparabile alla visione naturale, procedendo per modelli, facendo intendere le distanze, l’avvicinarsi o il discostarsi in relazione all’orizzonte.
Sono visioni corrette dalla fantasia e dall’impegno poetico dell’artista, riflettono la sua calma interiore, la sensibilità contemplativa.
Infatti non vi è segno di degrado, manca ciò che può essere ostile, mentre c’è un rivivere e un comunicare quello che la natura offre all’artista, un colpo d’occhio al particolare, che gli serve a cogliere il significato poetico d’un brano d’ambiente, nel quale coincidono atmosfere ed effetti di luce, giochi di colore, contorni intensi o smorzati, sussulti ed effusioni liriche.
La pittura di Ilario Menegaldo segna un percorso artistico di ricerca e di contatto con la realtà, di un vissuto che è dentro di lui e nel quale emozioni e colori sono in equilibrio con la sua personalità.
D.ssa Lidia Mazzetto (09/01/2007)
BIOGRAFIA
Ilario Menegaldo
Proiezioni di una personalità
Dopo aver sedimentato una conoscenza critico-analitica e maturato un occhio di esperto, quale presidente della prestigiosa Associazione culturale “Grafema”, attiva a Treviso negli anni 70-90, Ilario Menegaldo ha deciso di esprimere, in proprio, I sentimenti, le emozioni, le gioie ed i momenti di velata malinconia, attraverso l’arte del segno e del colore,che Grafema ha privilegiato nelle sue mostre collettive, sempre selettive ed esaltanti. In tal modo, sono nati e si sono accumulati dei quadri di soggetto vario, in cui l’autore privilegia il paesaggio rurale, le trasparenze dei riflessi d’acque, le armonie e gli scontri arditi dei colori, accostati a volte con novità cromatiche nella suggestione delle diverse nature morte. Alla fine, la sua decisione di entrare nell’attività privilegiata dell’artista si è dimostrata azzeccata e vincente; perché nella realtà dei quadri,l’organizzatore sagace ed efficiente, l’acuto giudice e selezionatore dei lavori altrui, ha trovato sulla punta del proprio pennello, il gesto misurato dell’artista dalla personalità originale e dalla forte caratura. Nella visita del suo ricco atelier siamo rimasti favorevolmente impressionati dalla varietà dei soggetti, ma soprattutto dal sicuro piglio esecutivo dell’autore. Egli riesce a selezionare, nella sua tavolozza, le solari intensità della luce estiva, come pure la nostalgia degli sfumati autunnali; la linearità dei percorsi prospettici con la gradualità dei co-lori, la priorità delle immagini nella limpidezza delle campiture. Qui l’acqua gioca con le nuvole o trema al fremito delle foglie, mentre si affermano pimpanti e succose le nature morte inebriate di colore. Il tocco di Ilario Menegaldo è maturo, incisivo, personale e nel contempo originale; mai leccato, vibrante nella solarità, romantico nel-lo sfumato, quando le smagliature dei cieli veneti si sposano con le varietà dei gialli caldi, degli arancioni, del carminio, dei rossi e dei marrone della vegetazione collinare ottobrina.
Prof. Luigi Pianca (Treviso, 15 marzo 2001)
Proiezioni di una personalità
Dopo aver sedimentato una conoscenza critico-analitica e maturato un occhio di esperto, quale presidente della prestigiosa Associazione culturale “Grafema”, attiva a Treviso negli anni 70-90, Ilario Menegaldo ha deciso di esprimere, in proprio, I sentimenti, le emozioni, le gioie ed i momenti di velata malinconia, attraverso l’arte del segno e del colore,che Grafema ha privilegiato nelle sue mostre collettive, sempre selettive ed esaltanti. In tal modo, sono nati e si sono accumulati dei quadri di soggetto vario, in cui l’autore privilegia il paesaggio rurale, le trasparenze dei riflessi d’acque, le armonie e gli scontri arditi dei colori, accostati a volte con novità cromatiche nella suggestione delle diverse nature morte. Alla fine, la sua decisione di entrare nell’attività privilegiata dell’artista si è dimostrata azzeccata e vincente; perché nella realtà dei quadri,l’organizzatore sagace ed efficiente, l’acuto giudice e selezionatore dei lavori altrui, ha trovato sulla punta del proprio pennello, il gesto misurato dell’artista dalla personalità originale e dalla forte caratura. Nella visita del suo ricco atelier siamo rimasti favorevolmente impressionati dalla varietà dei soggetti, ma soprattutto dal sicuro piglio esecutivo dell’autore. Egli riesce a selezionare, nella sua tavolozza, le solari intensità della luce estiva, come pure la nostalgia degli sfumati autunnali; la linearità dei percorsi prospettici con la gradualità dei co-lori, la priorità delle immagini nella limpidezza delle campiture. Qui l’acqua gioca con le nuvole o trema al fremito delle foglie, mentre si affermano pimpanti e succose le nature morte inebriate di colore. Il tocco di Ilario Menegaldo è maturo, incisivo, personale e nel contempo originale; mai leccato, vibrante nella solarità, romantico nel-lo sfumato, quando le smagliature dei cieli veneti si sposano con le varietà dei gialli caldi, degli arancioni, del carminio, dei rossi e dei marrone della vegetazione collinare ottobrina.
Prof. Luigi Pianca (Treviso, 15 marzo 2001)
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