"La pittura è un'arte,
e l'unica, autentica fonte dell'arte è il nostro cuore; è il linguaggio di un
animo puro. Un'opera che non scaturisca da questa fonte, può essere solo
"artificiale", non autentica. Questo scriveva CASPAR DAVID FRIEDRICH,
un pittore paesaggista tedesco di fine '700, primi dell'800.
Il pittore sceglie
il soggetto, l'inquadratura, il momento del giorno, l'atmosfera, ma poi ce li
restituisce sotto la luce del suo cuore, sotto la sua prospettiva. L'anima
dell'artista diventa come un raffinato strumento musicale che suona in accordo
con l'armonia del mondo.
Queste
considerazioni, mi pare inquadrino perfettamente lo spirito del nostro Ilario e
possiamo tutti riscontrarle de visu ammirando le sue numerose opere qui
esposte. Opere che in un certo senso tracciano il cammino artistico, cammino
dell'anima, compiuto dal pittore.
In questa
esposizione, accanto a dipinti che definiremmo tradizionali, ci sono delle
importanti novità. Non che i soggetti siano cambiati, si sono ampliati! C'è
sempre l'amato Sile: quasi ogni quadro ha un "occhio d'acqua" che ci
guarda e ci ipnotizza con iridescenti riflessi o con azzurre profondità; ci
sono i verdi con le loro innumerevoli sfumature, ci sono rossi chiassosi ed
opachi, ci sono gialli solari e tenui, ci sono blu invernali, non freddi, ma
misteriosi e romantici. Abbiamo nuvole, quasi una novità che potrebbe passare
inosservata, che attraversando il cielo creano movimento, generano un'atmosfera
di attesa e turbano l'azzurro profondo. E c'è anche un'altra novità: alcuni
dipinti si presentano in un formato
inusuale, direi quasi panoramico, senza una cornice che restringa il campo.
Sembra che il soggetto non finisca lì dov'è ma continui spingendoci quasi ad
immaginare ciò che potrebbe esserci dietro la tela. Li definirei "quadri
aperti" non solo in profondità prospettica e coloristica, tecnica in cui il
nostro Ilario è maestro, ma anche in spazialità indefinita ed infinita: è il
caso del paesaggio toscano che ispira serenità con le sue dolci ondulazioni, o
del piccolo borgo preceduto da un folto uliveto sul crinale di un colle.
E' ancora il caso del villaggio vibrante di colori, visto
da oltre il fiume, o della dolce e feconda campagna trevigiana, o della
verdeggiante sponda del Sile.
Certo Ilario sa approfittare di tutte le sue esperienze
precedenti. Egli ci presenta emozioni momentanee ma cristallizzate per sempre
nei quadri. Questi dipinti. oltre alla loro bellezza intrinseca, data da una
tecnica sempre più perfezionata ed elastica, hanno due qualità fondamentali:
fascino e suggestione. Ammirandoli, mi sono convinto che ogni sua opera d'arte
venga concepita in un'ora "sacra" e nasca in un'ora
"felice", il più delle volte senza che l'artista ne abbia coscienza,
da un intimo impulso del cuore. Ecco perché definirei i paesaggi di Ilario come
i paesaggi dell'anima.