In occasione della sagra
patronale, alla periferia della città, era stata allestita una mostra di
pittura, a cui avevano partecipato trenta artisti professionisti, con varie
tecniche pittoriche. Le opere erano state esposte in un ampio salone
dell’oratorio la cui entrata si affacciava nel piazzale antistante, adibito,
per l’occasione, a parco divertimenti. Fra le giostre presenti, quasi a ridosso
della porta di accesso alla mostra, vi era quella a catenelle, un po’
fatiscente, vecchio stile, dove potevano salirci solo i ragazzini in tenera
età.
All'inaugurazione dell’esposizione era stato predisposto un piccolo rinfresco. Erano presenti
tutti gli artisti e qualche familiare. Ad un certo punto è entrato “Caco” così
lo chiamavano, che aiutava lo zio a sovraintendere alla gestione della
giostrina. Era un ragazzo sulla trentina, molto buono, con la sindrome di down.
Chi stava gestendo le cibarie, dopo che Caco aveva pigliato di nascosto qualche
pasticcino, ha preso un ampio bicchiere di plastica, l’ha riempito con dolcetti
e l’ha dato al nuovo arrivato. Caco è uscito dalla sala felice.
Dopo circa quindici minuti,
il tempo per mangiarsi il contenuto, è rientrato nella buvette con il medesimo
bicchiere e l’ha restituito alla stessa persona che glielo aveva offerto. Il
bicchiere conteneva alcuni biglietti della sua giostra.
Ho avuto modo di incontrare
ancora Caco, in diverse fortuite occasioni, si ricorda ancora di noi e noi rammentiamo
la sua grande sensibilità e bontà d’animo.
Ilario
Menegaldo