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IN QUESTO SITO SONO INSERITI ALCUNI VIDEO E FOTO DELLE MIE OPERE E MOSTRE DI PITTURA AD OLIO, RECENTI E MENO RECENTI, SU ALCUNI QUADRI MI SOFFERMERO', DI TANTO IN TANTO, AD ILLUSTRARNE I CONTENUTI E LE TECNICHE ADOTTATE.
INSERIRO' INOLTRE QUALCHE APPUNTO TRATTO DAL MIO DIARIO E ALCUNI VIDEO DEI MIEI VIAGGI.
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mercoledì 31 agosto 2011
lunedì 29 agosto 2011
giovedì 25 agosto 2011
martedì 23 agosto 2011
lunedì 22 agosto 2011
mercoledì 17 agosto 2011
FUOCHI PIROTECNICI A CAORLE
Nel cielo la luna, tonda, scintillante e, con delle macchie, aveva l’apparenza di un volto. Illuminava, attorniata da alcune stelle, un’ampia area senza luce. Di fronte a noi il fiume Livenza scorreva lentamente, con un sommesso gorgoglio, verso la vicina foce per immettersi nel mare Adriatico.
Due cigni, con circospezione, si sono fatti vedere per alcuni istanti e, subito dopo, in silenzio, sono scomparsi nella notte, quasi per non disturbare i numerosi spettatori che, per non perdere l’esibizione, si erano anticipatamente radunati, lungo gli argini del corso d'acqua. Alcuni erano seduti sul muretto, con i piedi appoggiati sopra le rocce poste a protezione delle onde.
Dalla vicina darsena numerosi natanti, con dimensioni e forme diverse, muniti di fievoli luci, s’immettevano, con il sordo rumore dei motori, nel fiume, diretti verso il mare, per assistere, in una posizione privilegiata, all’evento.
Nell’altra sponda, vi erano dei piccoli caseggiati, attorniati da alberi, alcuni con delle luci accese che si riflettevano debolmente sull’acqua, formando delle lunghe e fluttuanti scie in direzione delle persone. Il faro, posto ai limiti del fiume Livenza, continuava imperterrito ad inviare, ai naviganti, i previsti segnali ad intermittenza.
Nel contesto, l’unica nota che sembrava stonata, era la presenza di un ragazzo che, con una canna, illuminata alla sua sommità, si era messo a pescare.
Lo spettacolo pirotecnico doveva svolgersi in prossimità del Santuario della Madonna dell’Angelo a Caorle in riva al Mare a circa due chilometri, in linea d’aria, dalle nostre postazioni.
Dopo la lunga attesa, ecco il primo scoppiettio, coperto in parte da un lieve mormorio di compiacenza degli astanti.
Alcuni genitori avevano sistemato i loro bambini sulle spalle, a cavalcioni, affinché potessero vedere meglio.
Lo spettacolo era meraviglioso, grandi cerchi con cascate scintillanti, di multiformi colori, e, in cielo, la luna con il suo gran faccione sembrava assistere con interesse allo show.
Di alcuni fuochi d’artificio, di corta gittata, si sentiva solo il rumore, poiché erano fuori della nostra vista e nascosti, nella traiettoria, dalle case e dalla vegetazione. Per quelli visibili si poteva apprezzare la maestria della loro composizione, condivisa peraltro, con entusiasmo, da una bambina che, sopra la testa del papà, batteva, al loro apparire, le mani. Con tre forti botti finali, si è conclusa la manifestazione. La gente ha incominciato a muoversi e la strada, verso le case e i palazzi, si è riempita, in poco tempo, di persone.
Eravamo, forse, tutti parzialmente soddisfatti, per non aver visto alcuni fuochi e ciascuno, in cuor suo, avrà certamente espresso il desiderio di assistere, nella prossima edizione, allo spettacolo pirotecnico in loco.
Sono queste, comunque, circostanze che stimolano i rapporti sociali e di amicizia fra le persone.
Ilario Menegaldo
giovedì 11 agosto 2011
lunedì 8 agosto 2011
giovedì 4 agosto 2011
martedì 2 agosto 2011
lunedì 1 agosto 2011
LE VICISSITUDINI CHE S'INCONTRANO NELLA VITA.
Fatti veri - Le vicissitudini che s’incontrano nella vita.
Viveva in una villa con piscina, in una città dell’Emilia Romagna. Vestiva con eleganza. Figura esile, dal portamento raffinato e di aspetto giovanile. Aveva settanta anni ma ne dimostrava dieci in meno a causa del suo viso liscio e senza rughe.
Ogni anno, durante l’estate, soggiornava in una località turistica montana in Veneto, per uno o due mesi. La temperatura fresca che le offriva la montagna, con i suoi mille e duecento metri di altezza, era una piacevole alternativa alle calde giornate estive della pianura.
Occupava un appartamento, di proprietà, sito al primo piano, in un condominio, che si estendeva in modo verticale, con un’incantevole veduta. Di fronte vi era un’estesa vallata verde con molti ciliegi selvatici, circondata ai suoi limiti da alti monti che spesso si vedevano innevati. L’alloggio, di proprietà, era composto da due camere, sala da pranzo e servizi ed una cantina ricavata nel sottosuolo dal marito imprenditore.
Con il consorte era in vera simbiosi, tanto che, spesso, faceva assieme lunghe ed intense escursioni, dedicandosi, con gran passione, alla raccolta di funghi. Ne conosceva circa trenta specie per cui il suo cestino, non era mai vuoto. Il coniuge, come molti ricercatori di funghi, al rientro, pur avendo il cestino pieno, affermava che non ne aveva trovati, e, attuava, in modo palese alcuni stratagemmi, per evitare che vi si guardasse dentro. Quando non poteva evitarlo, per l’insistenza degli interlocutori, manteneva comunque segreto il luogo in cui aveva trovato i funghi e rispondeva alle domande con risposte evasive, salvo, poi, acquisire, per farle proprie, informazioni sulle zone frequentate da altri.
La Signora, discreta nei suoi comportamenti, non faceva mostra ai vicini dello stato di agiatezza in cui si trovava, derivante, in gran parte, dall’attività del marito nel campo dell’edilizia, in un periodo in cui il lavoro nella costruzione dei manufatti non mancava.
La vacanza per lei era quasi sempre continua, mentre il consorte talvolta doveva sospenderla per esigenze attinenti ai cantieri in attività.
Aveva due figli maschi sulla quarantina, di cui uno sposato.
Dopo la morte improvvisa del marito, per due anni smise di recarsi nella casa di montagna.
Quando riprese la frequentazione l'espressione era mutata ed i suoi occhi esprimevano una velata malinconia, il suo atteggiamento solare era quasi svanito. Con il passare del tempo diventava sempre più taciturna e perdeva le forme della sua esilità, dimostrando tutti gli anni che effettivamente aveva. Gli amici e i conoscenti del complesso estivo, in un primo tempo giustificavano il comportamento della donna, causato dalla perdita del compagno. Ma con il passare del tempo, privatamente, formulavano dei dubbi ritenendo che quella non poteva essere l’unica motivazione. Ipotesi, poi, che ha trovato conferma nel bilancio finanziario che l’Amministratore aveva allegato ad una lettera di convocazione dell’assemblea condominiale.
Fra le somme dovute e non versate risultava un cospicuo importo a carico della Signora. Tanto che nell’incontro che si tenne alla data stabilita, l’Assemblea, dopo aver concesso un congruo termine affinché fosse possibile provvedere al saldo, aveva deliberato di procedere al recupero delle somme in via coattiva. Sulla scorta di qualche indiscrezione si venne a sapere che il figlio, più grande, in seguito ad un vizio di gioco, aveva contratto numerosi debiti, depauperando l’intero patrimonio di famiglia, ivi compreso l’immobile in cui risiedeva abitualmente la madre. L’unico stabile che rimase immune dal vortice delle alienazioni è rimasto quello in montagna.
Il figlio per contribuire al parziale ripianamento del debito e salvare l’appartamento, si licenziò dal posto di lavoro e, con l’indennità di fine lavoro, estinse in parte il dovuto, impedendo, o per lo meno, rallentando la conseguente procedura giudiziaria.
Ora la Signora, non avendo altro posto per vivere in pianura, si è trasferita, in quella che una volta chiamava la casa estiva, acquisendo anche la residenza. Con se ha portato il figlio e la nuora.
Ai conoscenti e agli amici, non racconta le vicissitudini che gli sono occorse, soffre in silenzio. Probabilmente vuol proteggere ciò che gli resta della vita familiare. A chi gli chiede quanto tempo soggiornerà, risponde che questa volta intende fermarsi per alcuni mesi. Il suo senso di dignità la fa resistere fino in fondo! L’anno prossimo al ritorno dei villeggianti cosa racconterà? Forse niente, perché tutti eviteranno di far domande perché hanno capito che ha già sofferto e patisce abbastanza.
Queste sono le vicissitudini della vita che incidono in modo drammatico sulle persone.
Per analogia questo racconto si ritrova nella parabola che Gesù racconta del figliolo prodigo.
Ilario Menegaldo
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