Pittura ad olio su legno di Ilario Menegaldo
BENVENUTO NEL MIO BLOG
IN QUESTO SITO SONO INSERITI ALCUNI VIDEO E FOTO DELLE MIE OPERE E MOSTRE DI PITTURA AD OLIO, RECENTI E MENO RECENTI, SU ALCUNI QUADRI MI SOFFERMERO', DI TANTO IN TANTO, AD ILLUSTRARNE I CONTENUTI E LE TECNICHE ADOTTATE.
INSERIRO' INOLTRE QUALCHE APPUNTO TRATTO DAL MIO DIARIO E ALCUNI VIDEO DEI MIEI VIAGGI.
INSERIRO' INOLTRE QUALCHE APPUNTO TRATTO DAL MIO DIARIO E ALCUNI VIDEO DEI MIEI VIAGGI.
domenica 30 maggio 2010
venerdì 28 maggio 2010
mercoledì 26 maggio 2010
RECENSIONE: PROF. UMBERTO BENAZZATO
Per giudicare un'opera d'arte, abbiamo due livelli di osservazione: la posizione critica che ci porterebbe ad analizzare i vari aspetti tecnici, teorici e canonici di un'opera d'arte, e la posizione del cuore e del sentimento.
Non lasciamo che la critica uccida la poesia! Guardiamo i quadri di Ilario Menegaldo solo con occhi innocenti e vergini, occhi che siano la finestra del nostro intimo sentire.
Ad una prima impressione, le opere di Ilario si inseriscono nella lunga tradizione dei paesaggisti veneti: interpretano il paesaggio con colori che solo un territorio di acque, di verde, di luce sa dare. Ma se osserviamo bene, le tonalità sono ben lontane dal reale. Hanno una lucentezza, un'atmosfera che solo un pittore con profondo spirito "poetico", con tecnica consumata e grande capacità di trasformazione ideale sa fare, e lo fa con pennellate quasi impercettibili. Spiegare questa mutazione sarebbe cosa ardua: ci vorrebbe ben più di uno sguardo, ci vorrebbe meditazione.
Se ci si lascia prendere dalla bellezza e soprattutto dal mistero delle immagini si viene trasportati dentro un mondo dove ragione e fantasia si confondono, dove realtà e immagini si fondono, dove il tempo presente e passato rimangono immoti e mescolati, forse in attesa di un futuro ideale. Ecco, quella sottile patina di indefinito che pervade le tele ci fa vedere il mondo come in un sogno, ci pone una domanda per certi versi inquietante: cosa c'è oltre? E l'inquietudine è accresciuta dall'inconscio timore e terrore di svegliarci e ritrovarci in una realtà ben più prosaica e dura. Ilario sembra tradurre con pennello il concetto che Paul Verlaine disse in poesia: "... nous voulons la Nuance encor, / Pas la Couleur, rien que la Nuance! / Oh! la Nuance seule fiance / le rêve au rêve et la flûte au cor. Noi vogliamo la sfumatura, non il Colore, soltanto la Sfumatura. Oh! solo la Sfumatura fidanza il sogno al sogno ed il flauto al corno.
E scopriamo che sotto l'apparente semplicità e dolcezza del quadro c'è tutto un universo di pensiero e di riflessione che, da un lato ci invita a gioire delle bellezze della natura e dall'altro ci costringe a meditare sul nostro rapporto con il mondo e la vita.
In questo, secondo me, sta il genio dell'artista Menegaldo: condurci attraverso la bellezza e la poesia, ad una analisi intima dei nostri sentimenti, della nostra humanitas!
Prof. Umberto Benazzato (25/05/2010)
Non lasciamo che la critica uccida la poesia! Guardiamo i quadri di Ilario Menegaldo solo con occhi innocenti e vergini, occhi che siano la finestra del nostro intimo sentire.
Ad una prima impressione, le opere di Ilario si inseriscono nella lunga tradizione dei paesaggisti veneti: interpretano il paesaggio con colori che solo un territorio di acque, di verde, di luce sa dare. Ma se osserviamo bene, le tonalità sono ben lontane dal reale. Hanno una lucentezza, un'atmosfera che solo un pittore con profondo spirito "poetico", con tecnica consumata e grande capacità di trasformazione ideale sa fare, e lo fa con pennellate quasi impercettibili. Spiegare questa mutazione sarebbe cosa ardua: ci vorrebbe ben più di uno sguardo, ci vorrebbe meditazione.
Se ci si lascia prendere dalla bellezza e soprattutto dal mistero delle immagini si viene trasportati dentro un mondo dove ragione e fantasia si confondono, dove realtà e immagini si fondono, dove il tempo presente e passato rimangono immoti e mescolati, forse in attesa di un futuro ideale. Ecco, quella sottile patina di indefinito che pervade le tele ci fa vedere il mondo come in un sogno, ci pone una domanda per certi versi inquietante: cosa c'è oltre? E l'inquietudine è accresciuta dall'inconscio timore e terrore di svegliarci e ritrovarci in una realtà ben più prosaica e dura. Ilario sembra tradurre con pennello il concetto che Paul Verlaine disse in poesia: "... nous voulons la Nuance encor, / Pas la Couleur, rien que la Nuance! / Oh! la Nuance seule fiance / le rêve au rêve et la flûte au cor. Noi vogliamo la sfumatura, non il Colore, soltanto la Sfumatura. Oh! solo la Sfumatura fidanza il sogno al sogno ed il flauto al corno.
E scopriamo che sotto l'apparente semplicità e dolcezza del quadro c'è tutto un universo di pensiero e di riflessione che, da un lato ci invita a gioire delle bellezze della natura e dall'altro ci costringe a meditare sul nostro rapporto con il mondo e la vita.
In questo, secondo me, sta il genio dell'artista Menegaldo: condurci attraverso la bellezza e la poesia, ad una analisi intima dei nostri sentimenti, della nostra humanitas!
Prof. Umberto Benazzato (25/05/2010)
lunedì 24 maggio 2010
UNA GIORNATA AL MARE
Oggi sono stato al mare.
E’ stata una bella giornata, anche, se di tanto in tanto, il sole era parzialmente oscurato da una gran nuvola, bianca ovattata, con delle frastagliature, nel cui centro vi erano alcuni squarci, attraverso i quali, la luce del sole s’infiltrava formando degli stupendi e molteplici fasci di luce che venivano proiettati verso il basso, in molte direzioni. Uno di questi illuminava, quasi per caso, nove aquiloni fissati ad un unico filo, che con il favore di un piacevole venticello, roteavano, aiutati da un venditore cinese, nel cielo. I loro colori variopinti brillavano con sfumature quasi irreali, tanto da far interrompere ai bambini, per osservarli, le numerose attività di gioco che avevano intrapreso in mezzo alla sabbia.
Alcuni aerei biposto ultraleggeri, ad intervalli quasi regolari, sfrecciavano, a bassa quota, nel cielo, probabilmente per far ammirare ai turisti dall’alto lo spettacolo del mare e della natura. Uno scenario senz’altro indimenticabile ed esclusivo da una visuale non comune.
Si vedevano molte persone che alzavano la testa e seguivano nel percorso l’aeroplano fintanto che non scompariva all’orizzonte. Forse esprimevano, segretamente, il desiderio di poter compiere in futuro la stessa esperienza!
Un uomo, sulla trentina, un po’ più in là, dove la spiaggia è libera e poco frequentata, aveva preso in braccio il proprio cane, un meticcio nero di piccola taglia, lo aveva portato dove l’acqua del mare gli arrivava alla cinta e l’aveva lasciato andare nell’acqua. Il cane si è messo a nuotare con tutte le sue forze, si è diretto verso l’arenile e, non appena al sicuro, si è scrollato a più riprese l’acqua che il suo pelo aveva trattenuto. Quando il padrone ha provato di fargli ripetere l’esperienza, il cane si è allontanato, dimostrando palesemente di non aver gradito l’avventura.
Nella spiaggia, si sentiva solo il vociare dei bambini immersi nei giochi, le altre persone sembravano statiche: sulle loro sedie a sdraio o supine sopra a degli asciugamani distesi sulla sabbia, quasi a voler acquisire tutti i raggi del sole. Solo due signore, sull’ottantina, senza occhiali, sedute sopra un gradino in cemento a ridosso di un muretto, leggevano, ciascuna, un consistente libro con una spessa copertina di colore marrone.
All’orizzonte si vedevano delle barche a vela e, con il passare delle ore, diventavano più grandi e sempre più numerose. Stavano rientrando per essere, prima di sera, al riparo in darsena.
Quasi contemporaneamente le persone nella battigia hanno incominciato a muoversi, e, a poco a poco, la spiaggia si è svuotata. La giornata al mare si era conclusa.
Ilario Menegaldo
E’ stata una bella giornata, anche, se di tanto in tanto, il sole era parzialmente oscurato da una gran nuvola, bianca ovattata, con delle frastagliature, nel cui centro vi erano alcuni squarci, attraverso i quali, la luce del sole s’infiltrava formando degli stupendi e molteplici fasci di luce che venivano proiettati verso il basso, in molte direzioni. Uno di questi illuminava, quasi per caso, nove aquiloni fissati ad un unico filo, che con il favore di un piacevole venticello, roteavano, aiutati da un venditore cinese, nel cielo. I loro colori variopinti brillavano con sfumature quasi irreali, tanto da far interrompere ai bambini, per osservarli, le numerose attività di gioco che avevano intrapreso in mezzo alla sabbia.
Alcuni aerei biposto ultraleggeri, ad intervalli quasi regolari, sfrecciavano, a bassa quota, nel cielo, probabilmente per far ammirare ai turisti dall’alto lo spettacolo del mare e della natura. Uno scenario senz’altro indimenticabile ed esclusivo da una visuale non comune.
Si vedevano molte persone che alzavano la testa e seguivano nel percorso l’aeroplano fintanto che non scompariva all’orizzonte. Forse esprimevano, segretamente, il desiderio di poter compiere in futuro la stessa esperienza!
Un uomo, sulla trentina, un po’ più in là, dove la spiaggia è libera e poco frequentata, aveva preso in braccio il proprio cane, un meticcio nero di piccola taglia, lo aveva portato dove l’acqua del mare gli arrivava alla cinta e l’aveva lasciato andare nell’acqua. Il cane si è messo a nuotare con tutte le sue forze, si è diretto verso l’arenile e, non appena al sicuro, si è scrollato a più riprese l’acqua che il suo pelo aveva trattenuto. Quando il padrone ha provato di fargli ripetere l’esperienza, il cane si è allontanato, dimostrando palesemente di non aver gradito l’avventura.
Nella spiaggia, si sentiva solo il vociare dei bambini immersi nei giochi, le altre persone sembravano statiche: sulle loro sedie a sdraio o supine sopra a degli asciugamani distesi sulla sabbia, quasi a voler acquisire tutti i raggi del sole. Solo due signore, sull’ottantina, senza occhiali, sedute sopra un gradino in cemento a ridosso di un muretto, leggevano, ciascuna, un consistente libro con una spessa copertina di colore marrone.
All’orizzonte si vedevano delle barche a vela e, con il passare delle ore, diventavano più grandi e sempre più numerose. Stavano rientrando per essere, prima di sera, al riparo in darsena.
Quasi contemporaneamente le persone nella battigia hanno incominciato a muoversi, e, a poco a poco, la spiaggia si è svuotata. La giornata al mare si era conclusa.
Ilario Menegaldo
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venerdì 14 maggio 2010
lunedì 10 maggio 2010
RIFLESSIONI
BUON SENSO IN UN MONDO A RISCHIO
Da qualche tempo si sta parlando, nel nostro paese, di un possibile ritorno al nucleare. Non si tiene conto dei referendum abrogativi del 1987, in cui fu “di fatto” sancito l’abbandono da parte dell’Italia del ricorso al nucleare come forma d’approvvigionamento energetico. Si giustifica l’inversione di tendenza per la maggiore sicurezza degli impianti, si parla di centrali nucleari di 3^ generazione (anche se sono superate da quelle di 4^ generazione in quanto sono in avanzata fase di sperimentazione e, pronte dopo il 2020) e dal fatto che gli Italiani nel referendum dissero “no” all’uso dell’atomo per produrre energia elettrica, impressionati dalle terribili conseguenze dell’incidente avvenuto l’anno prima nella centrale di Chernobyl, in Ucraina. Si aggiunge che in Europa e vicino al nostro paese ve ne sono numerose perciò il rischio sussisterebbe in ogni caso.
Per capire qual è la potenza nucleare installata in Europa si può consultare il sito: http://www.insc.anl.gov/pwrmaps/map/europe.php in cui vi sono rilevate anche le date dell’attivazione delle centrali e indicate quelle smesse. Dal 1984 la loro costruzione è diminuita. Il nucleare non sembra avere un gran futuro. Dopo il 2000 non ne risultano di nuove. Anche se una decina sono da alcuni anni in costruzione. Gli Stati Uniti, sull’argomento, sono fermi da molti anni.
Sussiste poi il problema del totale smantellamento, la rimozione e la decomposizione di strutture e componenti degli impianti nucleari. In Italia, ad esempio, dopo la chiusura, di molti anni fa, delle quattro centrali nucleari di: Trino Vercellese (Vercelli), Corso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta), i rifiuti radioattivi sono custoditi, essenzialmente, nei pressi delle stesse centrali e il totale smantellamento non è ancora avvenuto. Non mi soffermo, per non dilungarmi troppo, sul risultato economico dell’operazione. Evidenzio solo che si dovrebbe tener conto del costo: degli impianti, della manutenzione, della gestione, del periodo di vita operativo, dei rischi per il personale di servizio e per i cittadini derivanti da eventuali incidenti, dalle scorie e dallo smantellamento delle strutture. Se il risultato fosse positivo, vanno valutate anche , con proiezioni nel futuro, le possibili conseguenze per l’ambiente in cui le centrali sono collocate e dove vive il cittadino.
La crescita delle energie rinnovabili nel mondo (fotovoltaico ed eolico) non è molto distante dal nucleare, il sorpasso potrebbe avvenire entro due tre anni, se vi è la volontà politica a muovere di più su questa via. Sarà, quindi, opportuno valutare, con dati scientifici e soprattutto con il buon senso, qual è la scelta migliore per noi, per i nostri figli e i nostri pronipoti.
Quanto riferirò di seguito ha lo scopo di dimostrare la vulnerabilità dell’uomo nelle situazioni in cui si è trovato incapace di agire nell’avverarsi di avvenimenti imprevedibili e, talvolta, ricorrenti causati dalla natura. Per quelli prevedibili l’intervento umano spesso è stato condizionato da interessi soggettivi sprezzanti di quelli oggettivi e, tutto ciò, ha causato gravi catastrofi.
Apprendo che in Niger, per l’uranio, vi sono acque contaminate per milioni d’anni, polveri sottili e abitanti a rischio leucemia, cancro e malattie respiratorie. Da tener presente che nel luogo opera un’azienda che costruisce centrali nucleari.
Dovremmo poi tener conto anche delle testate o bombe nucleari che molti ipotizzano presenti nel nostro territorio.
L’elemento sicurezza è esibito, in tutte i contesti di dibattito, per spiegare la necessità di certi interventi straordinari e di notevole portata.
Per onestà intellettuale, non possiamo affermare che tutte le situazioni anomale degli impianti possano essere tenute sotto controllo e non presentino rischi.
Osserviamone alcune:
Perdita di petrolio:
Di recente nel Golfo del Messico da una piattaforma petrolifera si è avuta una perdita che, con il passare del tempo, la quantità di petrolio sparsa in mare si è aggravata considerevolmente, riversando milioni di litri di greggio ogni ora. Nuove perdite sono state scoperte, nella colonna montante danneggiata della piattaforma petrolifera, affondata, dopo un’esplosione e un incendio, a 70 km dalle coste della Louisiana.
Con l’allarme maltempo e un mare in tempesta si sono rese quasi vane le protezioni approntate.
Se la colonna montante si dovesse deteriorare il flusso di petrolio potrebbe diventare incontrollato e liberare un volume di grandezza superiore a quello previsto. Da notare che la piattaforma petrolifera era di proprietà della più grande compagnia di trivellazioni off shore al mondo, quindi, essendo stata costruita da una società esperta, doveva essere più che sicura e non presentare problemi. Nella fattispecie il danno ecologico è inestimabile e non si sa quando si arginerà. Vi è emergenza in: Luisiana, Florida, Alabama e in Mississipi.
Miniera di carbone
In Siberia si è verificata un'esplosione in una miniera di carbone nella città di Mezhdurechensk, nella regione di Kemerovo con diversi morti.
Quando piove è emergenza
Le piogge insistenti, per la mancanza di adeguati interventi, mettono spesso in difficoltà interi paesi.
L’eruzione di un vulcano
A causa dell'eruzione del vulcano islandese sul ghiacciaio Eyjafjallajökull, che ha ripreso la propria attività è caos negli aeroporti. In Gran Bretagna, Irlanda e in altri Paesi dell’ Europa settentrionale è stata necessaria la chiusura dello spazio aereo (le ceneri vulcaniche rappresentano un grave rischio per i motori dei velivoli). L’uomo non può fare nulla se non quello di fermare i voli.
Frane
La Sicilia e la Calabria continuano inesorabilmente a sgretolarsi, edifici distrutti, allagamenti, ecc., le frane provocate dal maltempo mettono in grosse difficoltà le Regioni, e qui è mancato l’intervento preventivo per l’ambiente da parte delle strutture pubbliche.
Terremoto all’Aquila
All’Aquila il terremoto di magnitudo 5.8 pari all’ottavo-nono grado della scala Mercalli con epicentro a cinque chilometri di profondità ha provocato il crollo di case e la lesione di molti palazzi. Per alcuni edifici è stato peraltro usato materiale inadatto per far fronte al rischio sismico. Addirittura in alcuni fabbricati è stata utilizzata sabbia di mare per i calcestruzzi. Se fossero state rispettate le regole e vi fossero stati seri controlli, il danno e le perdite umane sarebbero state inesistenti o più contenute.
Molti altri casi potrebbero essere ancora enucleati come il terremoto nel sud del Pacifico che ha creato un Tsunami con onde gigantesche ed ha causato nelle isole Samoa e Tonga numerose morti e la distruzione delle abitazioni.
In sintesi, il mancato rispetto delle regole e l’assenza di controlli, ha permesso l’avvio di comportamenti soggettivi disinvolti, finalizzati unicamente al proprio tornaconto causando danni incalcolabili.
In atri casi, come si è visto, l’uomo è rimasto inerme contro la forza della natura. Pensate solo alla gravità di quanto sarebbe potuto succedere, se all’interno dei territori in cui si sono verificati i terribili eventi vi fosse stata anche una centrale nucleare.
E’ necessario bandire ogni autoritarismo, poichè in un "mondo a rischio", merita fiducia solo il buon senso, che ha rispetto dell’uomo e della natura. Nella fattispecie descritta cosa possiamo suggerire? E’ necessario riunire in fattiva collaborazione: tecnici, scienziati e forze politiche d’ogni pensiero, poiché l’interesse e, soprattutto l’esistenza dell’uomo, non ammettono differenze e contrasti. Si possono, solo in questo modo, trovare, più facilmente, le soluzioni idonee per la ricerca delle tecnologie più adatte per la produzione dell’energia e, dovremmo essere disponibili, se necessario, a rinunciare anche a qualcosa, pur di far funzionare la nostra società moderna, in modo il più possibile corretto, per la tutela dell’ambiente in cui viviamo.
Se nel mondo si fosse già incrementato il “plafond” delle energie alternative, aggiungendone anche di nuove, il recente disastro dell’ecosistema, provocato dalla fuoriuscita del petrolio come sopra ricordato, non avrebbe avuto motivo di accadere.
Ilario Menegaldo
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sabato 8 maggio 2010
mercoledì 5 maggio 2010
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