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mercoledì 26 maggio 2010

RECENSIONE: PROF. UMBERTO BENAZZATO

Per giudicare un'opera d'arte, abbiamo due livelli di osservazione: la posizione critica che ci porterebbe ad analizzare i vari aspetti tecnici, teorici e canonici di un'opera d'arte, e la posizione del cuore e del sentimento.
Non lasciamo che la critica uccida la poesia! Guardiamo i quadri di Ilario Menegaldo solo con occhi innocenti e vergini, occhi che siano la finestra del nostro intimo sentire.
Ad una prima impressione, le opere di Ilario si inseriscono nella lunga tradizione dei paesaggisti veneti: interpretano il paesaggio con colori che solo un territorio di acque, di verde, di luce sa dare. Ma se osserviamo bene, le tonalità sono ben lontane dal reale. Hanno una lucentezza, un'atmosfera che solo un pittore con profondo spirito "poetico", con tecnica consumata e grande capacità di trasformazione ideale sa fare, e lo fa con pennellate quasi impercettibili. Spiegare questa mutazione sarebbe cosa ardua: ci vorrebbe ben più di uno sguardo, ci vorrebbe meditazione.
Se ci si lascia prendere dalla bellezza e soprattutto dal mistero delle immagini si viene trasportati dentro un mondo dove ragione e fantasia si confondono, dove realtà e immagini si fondono, dove il tempo presente e passato rimangono immoti e mescolati, forse in attesa di un futuro ideale. Ecco, quella sottile patina di indefinito che pervade le tele ci fa vedere il mondo come in un sogno, ci pone una domanda per certi versi inquietante: cosa c'è oltre? E l'inquietudine è accresciuta dall'inconscio timore e terrore di svegliarci e ritrovarci in una realtà ben più prosaica e dura. Ilario sembra tradurre con pennello il concetto che Paul Verlaine disse in poesia: "... nous voulons la Nuance encor, / Pas la Couleur, rien que la Nuance! / Oh! la Nuance seule fiance / le rêve au rêve et la flûte au cor. Noi vogliamo la sfumatura, non il Colore, soltanto la Sfumatura. Oh! solo la Sfumatura fidanza il sogno al sogno ed il flauto al corno.
E scopriamo che sotto l'apparente semplicità e dolcezza del quadro c'è tutto un universo di pensiero e di riflessione che, da un lato ci invita a gioire delle bellezze della natura e dall'altro ci costringe a meditare sul nostro rapporto con il mondo e la vita.
In questo, secondo me, sta il genio dell'artista Menegaldo: condurci attraverso la bellezza e la poesia, ad una analisi intima dei nostri sentimenti, della nostra humanitas!
Prof. Umberto Benazzato (25/05/2010)

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