Sono seduto in automobile, in una strada di campagna,
all’ombra di alte, fitte e vigorose piante di bambù, disposte a protezione
della privacy di un caseggiato interamente nascosto e adibito, in via presunta,
ad attività rurale, intuibile dal notevole trambusto provocato da alcuni
animali da cortile e dal ciarlare degli abitanti della casa. Dal lato opposto
della mia postazione vi è un’alta e folta siepe di photinia rossa che limita lo
sguardo, al passante, della vista del piano terra dell’ampio fabbricato, in
cui, la parte antistante è stata adibita, senza alcuna insegna, a negozio di
parrucchiere. Sto attendendo Diana che è entrata nell’esercizio da qualche
istante. Mi trovo inserito in una forma di tunnel proiettato verso l’infinito.
I miei occhi non hanno scampo, devono guardare, attraverso il vetro dell’abitacolo,
il cielo e l’orizzonte che si trovano di fronte. Spazio che non presenta ostacoli.
Il cielo è limpido, in esso vi è una piccola nuvola che avanza lentamente, la
scruto con attenzione. La sua forma, con il tenue soffio, è in continua
evoluzione. Dapprima sembra avere il profilo di un animale preistorico, poi,
guardandola con più attenzione, assume i lineamenti di un essere umano. Di una
persona che tende la mano verso due piccoli ragazzi. La
nuvola avanza e, con l’intensità del vento che nel frattempo, forse, è
aumentata, si dirada, realizzando nello
spazio, in cui è posta, un leggero offuscamento, che gradualmente si dilata e
rende libero il cielo. Vedo volteggiare
alcune rondini. Passa una tortora rincorsa da un’altra, poi altre in stormo. Un
gallo, oltre la siepe alla mia destra, canta a squarciagola, gli risponde in
modo prolungato, dal lato opposto della via,
un altro gallo, dando l’impressione di sentire un’eco. Due cardellini si
appoggiano sulle punte fresche delle piante di bambù, facendole inchinare, in
modo spiccato, verso la carreggiata. Le mie osservazioni, sulla bellezza della
natura e di tutto ciò che la circonda, terminano qui, è arrivata Diana!
11/7/2012 ore 16,30
Ilario Menegaldo
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