Morbide colline, fughe di
alberi, acque trasparenti: i paesaggi di Ilario Menegaldo si ispirano per lo
più alle dolci forme della terra veneta, ma mostrano una particolare
predilezione per il Sile: il fiume gentile appare immerso nella gelida luce di
una limpida giornata invernale, o rischiarato da “un bianco cielo quieto"
al sorgere dell'alba, o intriso di verde per la ricca vegetazione che vi si specchia
dalle sue rive. Ma è proprio il Sile quel fiume che vediamo raffigurato nelle tele
di llario?
Scrive
il poeta: ”Io ti dirò verso quali reami /
d'amor ci chiami il fiume, le cui fonti / eterne a l'ombra de gli antichi rami
/ parlano nel mistero sacro dei monti": e I'Arno non è più I'Arno, ma un
fiume misterioso che cela il segreto della sua sorgente e della sua foce: magia
della parola. Anche il Sile nell'opera di llario non è più il Sile, ma un fiume
che sgorga silenzioso da misteriose azzurre lontananze e si avvia, forse, verso
un non meno misterioso regno d'amore: magia del colore. Perché I'artista non
riproduce semplicemente la realtà, ma la interpreta, la elabora, la abbellisce.
Pittore o scultore o musicista che sia, egli è pur sempre un poeta, cioè un
creatore: e il pittore, se è davvero poeta, quando ritrae un paesaggio, lo trasfigura
e lo ricrea in ossequio ad una esigenza profonda del proprio io. Poco si preoccupa
della corrispondenza con la realtà della sua creazione, ma cerca piuttosto di
esprimere e di trasmettere le emozioni che il paesaggio stesso ha suscitato nel
suo spirito. "Più espressione di
sentimenti che pittura": cosi Beethoven volle che gli ascoltatori interpretassero
la sua sesta sinfonia. "Più espressione
di sentimenti che puntuale riproduzione della realtà", si potrebbe
dunque affermare della pittura di llario, e i sentimenti saranno quelli della bellezza
e della nostalgia: bellezza talvolta nascosta allo sguardo del passante
frettoloso e distratto, ma scoperta da chi vede - suggerisce Saint-Exupéry -
col cuore piuttosto che con gli occhi; nostalgia di una natura pulita, fresca,
intatta, come doveva apparire (sogno di poeta...) all’alba del biblico settimo
giorno. Quindi, piuttosto che llario pittore del Sile diremo, con maggior
verità, Ilario poeta del Sile.
Treviso,16/6/2012. Prof.
Lino Serena
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